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Il Piccolo Principe
e Antoine De Saint-Exupéry

L'Amicizia, La Poesia del Piccolo Principe, e uno sguardo appassionato ad Antoine De Saint-Exupéry.



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e' molto semplice, non si vede bene che col cuore, l'essenziale e' invisibile agli occhi."
   


ARTICOLO TRATTO DA "LA REPUBBLICA"

Libri per bambini

DEL 21 MARZO 2006 articolo di Michele Serra

Uno degli scrittori piu' avventurosi integro' il suo capolavoro con matite e colori quasi tutto cio' che riguarda Il Piccolo Principe e il suo autore, Antoine de Saint Exupéry, oscilla ai confini del mistero, come la sagoma scintillante di un aereo sospeso all' orizzonte.

Non che manchino le certezze storiche, le testimonianze, gli studi: Saint-Exupéry, scomparso nel 1944 sul suo aeroplano da guerra nel mezzo del mediterraneo, e' quasi un nostro coevo, figura intensamente rappresentativa delle classi colte europee tra le due guerre.
  lettera illustrata


Elegante, avventuroso, viveur, brutto ma di fortissimo fascino, Saint-Ex come lo amavano chiamare i francesi visse intensamente e mise tra le mani dei suoi amici e delle sue donne, nonche' degli editori, larga traccia del suo scrivere e del suo disegnare, sopratutto in America. Solo che quel libro, che a leggerlo pare scaturito da qualche cognizione mediatica, accende nei suoi lettori( di tutta la terra) uno sgomento specialissimo: come se evocasse un nascosto da sempre a portata di amno, ma fin li ignorato...e ha finito, il libro, per contaminare inevitabilmente anche il suo autore, le sue imprese e i suoi incidenti di pilota ( tra i quali un atterraggio di fortuna nel deserto Libico, spunto iniziale del Piccolo Principe ), la sua sparizione improvvisa lungo la frontiera che separa i due azzurri del cielo e del mare, le tante memorie amorose e affettuose della vita sociale.

Cosi' quando pochi anni fa arrivo' dalla Francia l'incredibile notizia del ritrovamento in mare della sua piastrina di riconoscimento, classico ago nel pagliaio e nel carnaio di una guerra ormai remota, nessuno si stupi' piu' di tanto: era, quello, un fatto tipicamente Saint-exuperiano, un affiorare sconvolgente ma anche indicibilmente poetico, che potrebbe avere il suo lieto completamento quando il relitto del Lightning di Sain-ex approdera', spinto da qualche risacca, tra i bagnanti di qualche spiaggia della Costa Azzurra, prima o poi... Allo stesso novero semi-favoloso, per noi lettori del Piccolo Principe, appartiene il raffiorare di disegni inediti appena resi pubblici da Gallimard: ce ne aspettiamo altri, sortiti da qualche baule di amante, e poi risulta ancora mancante anche il manoscritto definitivo del libro, che sia sotto le sabbie di un deserto, o sopra uno dei pianetini minuscoli che orbitano nel cosmo di Saint-Ex? E comunque sia di lui e del suo libro, che pure sono uno dei piu'clamorosi casi letterari di tutti i tempi, e' molto difficile parlare con misura letteraria e intellettuale.

Il suo libro si sottrae, in mille modi, perfino al vaglio critico: se ne possono riconoscere facilmente le ingenuita', gli abbandono infantili, perfino le rare concessioni al patetico. Ma se ci si lascia afferrare, anche per poche righe, dal suo misterioso e profondo alludere a un universo perduto, e perduto per l'incapacita' adulta di confidare nei sensi, nei sentimenti , nello sguardo, allora il libro emoziona fino quasi al disagio. E ci si domanda come e dove il suo autore abbia potito definire con tanta leggera precisione quello scarto tra potenza infantile, e impotenza adulta, che fa del Piccolo Principe un testo universale, perfino piu' letto e tradotto di Pinocchio. Il temine "Medianico" , che ho usato piu' sopra, serve a inquadrare l'ispirazione totalmente originale, e quasi aliena, del testo di Saint-Ex: che per quanto lo si legga e rilegga, non rivela parentela alcuna con correnti letterarie o saghe per l'infanzia o altro.

E' un libro "inspiegabile", un unicum, un romanzo solitario e irripetibile. A proposito del quale, in tempi di mode esoteriche e templari e para-religiose, e' strano che nessuno abbia ancora azzardato un'interpretazione "magica". Tipo Saint-Ex passivo dattilografo di dettature paranormali, o di scritture piu' o meno celestiali, magari colte in volo sopra gli oceani, parole rivelate in tempi moderni che si sommanio alle tante gia' affidate da un cielo severo e punitivo ai nostri avi...M a pensarci meglio, che un libro per definizione "magico" e quasi sovrannaturale come questo sia scampato, almeno per quanto io sappia, alle dicerie pasticciate delle varie new age , e' un merito ulteriore. Il Piccolo Principe possedeva gia' i suoi bravi anticorpi: a parte la totale assenza di moralette consolatorie, nonche' di precetti salvivici, il racconto affonda in tali e tanti varchi della psiche da legare saldamente l'immaginazione del lettore all'universo umano.

Leggendolo noi sentiamo che ogni vertigine logica , ogni imprevista emozione, hanno radici nella vita infantile, nel sogno negato o ridimensionato, nella delusione e nel conformismo che gli anni stratificano attorno al nucleo vivido e libero dell'identita' individuale. Dunque, probabilmente, chi riusci'a dettare a Saint-Ex tutto quel Nascosto, a rivelargli purezze e giustezze poi smarrite, pensieri cosi' leggeri da far volare, da far comparire e scomparire, fu il suo inconscio, o se preferite la sua anima. Merito innarrivabile dell'uomo adulto Antoine de Saint-Exupéry fu riuscire a dare ascolto e forma allo scandalo della purezza ( al ricordo della purezza al rimpianto della purezza) a dargli pagine, parole e disegni. Che paiono piovere, allora come adesso, da qualche cielo misteriosissimo, ma neanche la traiettoria piu' formidabile del suo aereo, neanche il viaggio piu' stupefacente e stratosferico avrebbero potuto dare a Saint-ex quelle parole, se non se le fosse portate dentro, lui pilota di guerra, mentre planava sopra lo sfascio del genere umano. Fu a Casablanca che Saint-Ex scrisse quella lettera allla madre, e comincio' a ritrarre i compagnidel 37° reggimento d' aviazione; disegni pieni di chiaroscuri soffusi di noia e di sentimento. Sono ufficiali con occhiali e casco nella carlinga, o meccanici pensosi con la pipa; o un altro, " l'angelo con l'aria di un forzato, l'amico Renaudin. La baracca-dormitorio, vuota; i piloti che giocano a carte o con un mandolino improvvisato.



La curatrice Delphine Lacroix, in un bel saggio, sottolinea il realismo dei ritratti dei compagni d'aviazione; esilaranti, invece, gli schizzi mondani. Tra i personaggi raccolti da fogli volanti-rovesci di fatture, tovaglioli, bordi di lettere, di manoscritti o di menu',-c'e' un uomo in smoking, piccolo naso tondo da bulldog: un autoritratto, si direbbe. La leggenda infatti recita: "La mia anima, i giorni di pioggia". Saint-Ex poteva essere divertentissimo, ma a volte si ritraeva, e del resto arrossiva spesso, come stesse tra gli uomini per una temporanea e misteriosa avaria. Cosi', gli schizzi mondani sono caricature; signori in polpe settecentesche tradotte in rigide mondanature anni trenta, qualche dama in carne con la bocca a cuore, e tante signorine, adorabili o ansiose. Ci sono quaderni infantili; ma i tratti pesanti di uomini msaturi si profilano su una minuscola agenda in date postume, dicembre 1944. Se ritrae gli amici, Saint-Exupéry, che e' sentimentale e soffuso negli aquerelli e nei carboncini, si fa agro e divertito nelle matite e nelle chine: come per il compagno di studi alle Belle Arti Bernard Lamotte, ritrovato a New-York, e che illustrera' Pilote di de Guerre.

Saint-Ex lo ritrae al cavalletto, "lanciato" su Flight to Arras ( pilote de guerre in America ), una bottiglia vuota a terra. Annota Saint-Ex accanto a una caricatura dell' amico del '42: "quando si esce sconfitti, si va da Lamotte, il cuore in bocca, ci si mangia su un piede solo e si esce con lo stomaco nei talloni". In effetti l'incontro a New York era andato cosi' Saint-Ex aveva rivisto il vecchio compagno di studi solo una volta, nel '37, a New York, quando si curava per l'incidente in Guatemala-il piu' grave, anche se si era gia' fratturato il cranio a le Bourget nel '22 e nel '35 aveva fatto un atterraggio di fortuna nel deserto Libico. Una domenica del gennaio del'41, Saint-ex non aveva niente da fare; battersi era inutile, pensava, finche l'America non entrava in guerra: solo gli usa potevano vincere ( e il costo per la civilta' europea, ne era sicuro, sarebbe stato alto). Era con Jean renoir, regista della grande illusione. Andiamo a fare una sorpresa a Lamotte, propose Saint-Ex. "Who is it?", rispose Lamotte al citofono. "C'est moi" rispose Antoine. Silenzio. " c'e' anche Jean?", aggiunse Saint-ex, come fosse una spiegazione. "Ah, salite", concesse a ogni buon conto Lamotte.

Ma si era proprio "Toitoine"! e "Jean" era nientemeno il famoso regista. Mentre i due intrusi osservavano New York dalla terrazza, Lamotte era sceso a prendere qualcosa da mangiare; quanti siete gli chiesero. " due e mezzo" ( Lamotte era piccolo). Da allora si erano visti quasi tutti i giorni. E quando Lamotte gli rimproverava l'inverosimiglianza dei disegni del Piccolo Principe, Saint-Ex protestava. Il pianeta assediato dai baobab, per esempio: " e' un miracolo", diceva. "se fosse un testo, lo correggerei, perche' e' il mio mestiere. Ma questo e' un miracolo". I manoscritti di quell' epoca -Pilote de guerre e cittadelle- sono infatti ormai costellati di pupazzetti con cui si entra nella gestazione del Piccolo Principe. Goffi bambini si affacciano tra le righe di testo o in un reticolo di cifre- ma c'e' perfino sempre inedita, una testa di Karl Marx. Accanto a carte aeree, di istambul o di Brindisi, contegnsi bambini alati guardano le righe destinate a altri amici, Henri Guillaumet, l'eroico pilota, o Léon Werth, a cui il Piccolo Principe sara' dedicato; o alle amanti di New York, Sylvia Reynardt e Nathalie Paley, parente degli zar.

Al suo traduttore americano, Lewis Galantièr, con cui si accalorava in epici litigi- per lo piu' perche' Galantière si rifiutava di apporre tagli al testo in inglese-Saint-Ex regalo' due splendidi aquarelli: il Piccolo Principe su un pianeta invaso da un baobab, e in piedi, un po' accigliato, davanti a una vaporosissima rosa. E' il 1942, Lewis Galantière e' in ospedale, in coma per un incidente aereo-e' andato a combattere in Algeria, al risveglio, vedra' in anteprima il Piccolo personaggio, che non e' ancora ufficialmente nato. Nell' unico manoscritto conosciuto del Piccolo Principe, conservato a New York alla Morgan Library, compaiono figure poi scomparse nel testo definitivo, come il cacciatore di farfalle, vecchino con cappello di paglia e retina, che nell' universo minuscolo del piccolo pianeta, corre fra stelle, farfalle e fiori mescolati. Si sa del resto come era nato il Piccolo Principe. Nel 1942, Saint-Ex disegnava sulla tovaglia bianca, in un ristorante di New York, sorvegliato severamente dal cameriere. Cos'e', aveva chiesto l'editore Hitchcock.

"UN BAMBINO CHE PORTO NEL CUORE", rispose Antoine. facciamone un libro per l'infanzia, propose l'editore. Saint-Ex si mise a lavorare ; buttava centinaia di prove. Grosso e calvo, con le dita precise da meccanico si applicava sui pennelli "puerili", la lingua di lato per non "uscire" dal disegno. L'amico Denis de Rougemont doveva posare ventre a terra e gambe per aria. Schizzi e aqerelli sono a volte inviati agli amici. a uno aggiunge-e sembra una stoccata- "ho aggiunto qualche cappello". Un bambino con quattro stelle e ' per Nelly de Vogué, l'amica che lo ha "un tempo salvato. Non posso disegnare senza pensare cosa ne penserai". Ma tra tutti i disegni salta al cuore, pensando al Lightning su cui lo srittore scomparve in mare nel '44, un aquerello del 1913 in cui " un aereo affonda nell'acqua al crepuscolo", replicandosi nel riflesso con le sue inutili eliche da libellula.