Il Piccolo Principe
e Antoine De Saint-Exupéry

L'Amicizia, La Poesia del Piccolo Principe, e uno sguardo appassionato ad Antoine De Saint-Exupéry.

 
"Ecco il mio segreto:

 

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e' molto semplice, non si vede bene che col cuore, l'essenziale e' invisibile agli occhi."
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Seminario: La Fenomenologia e il Counseling


Docente Prof. Roberto Zonta (Pag 3/10)

Bella Con Colletto Bianco ChagallQuindi la nozione di uomo implicita nella teoria psicoanalitica freudiana, non ha nulla a che fare con la nozione di uomo che la teoria psicoanalitica propone e che ha ottenuto per derivazione diretta dalle scienze naturali cartesianamente impostate. ( Eccletismo teorico). Secondo Sullivan, che troviamo nell'ambito del filoneculturalista americano. L'uomo non esiste mai senza il suo ambiente, l'uomo e' il risultato tu cure dalla relazione che mette insieme continuamente, dal quale dipende lo sviluppo delle relazioni inter umane. Risultato tu cure delle relazioni. Fromm, dal canto suo, sempre nel contesto del culturalismo americano, insiste sul fatto che le tendenze piu' sublimi come quelle piu'mostruose sono le conseguenze del processo sociale in cui l'uomo e' inserito.

Comincia un altro cammino abbandona la teoria Freudiana, si avvia verso le scienze naturali. Sono comunque posizioni che sorvolano sul problema principale, che consiste nella necessita' di chiarire quali siano le strutture di base della realta'
umana, cio' che Freud aveva tentato di fare, che fungono come punto di partenza per la strutturazione della personalita'. Se io comincio a dire che l'uomo e' il risultato delle sue relazioni, nell'ambiente,si mettono da parte gli impulsi e gli istinti freudiani, ma si deve trovare qualcosa che mi giustifica la struttura di base della struttura dell'uomo. Scrive M. Boss (Psicoanalisi e analitica esistenziale, ed Astrolabio) "...finche non conosciamo la specifica natura e struttura di un "io globale...ci manca ogni fondamento per comprendere come un uomo possa recepire relazioni...con gli oggetti del mondo esterno, come possa entrare in azioni reciproche...con i suoi simili...o come possa venir coinvolto in processi reali e da questi venir plasmato".

La cosa che ora dovremmo incontrare, e che ci creera' qualche problema, a noi che vogliamo gestire correttamente la relazione d'aiuto, se attingere in ambito filosofico ci dovremmo accontentare di un A-priori logico, dovremmo accontentarci di strutture che riguardano la realta' umana che vengono messe a punto dalla realta' filosofica, che naturalmente naviga sul piano logico razionale. Ci bastera' ? Nel corso della sua opera di revisione dei modelli concettuali che sono alla base della teoria freudiana, Jung dichiara che un'indagine obiettiva, sul piano della scienza naturale e' senz'altro impossibile, se non ci si sforza di mettere rigorosamente in atto il principio fenomenologico. Cio' significa che il lavoro da fare con il paziente, non e' tanto quello di portarlo a scaricare freudianamente le sue pulsioni o a sublimarle, quanto piuttosto di aiutarlo alla sua autorealizzazione, che in termini junghiani veniva definita individuazione, diversa per ciascun soggetto, che deve essere intesa come la consapevole assunzione da parte del paziente stesso di
tutte le sue particolari irripetibili possibilita' vitali.

Il processo di individuazione, non esclude il mondo, bensi' lo include, quindi anche qui dobbiamo pensare alla relazione perche' le possibilita' vitali di un uomo sono sempre e soltanto nelle sue relazioni con se stesso e con il mondo. Jung tuttavia compromette il vero fenomenologo che e' in lui, quando ritorna al concetto freudiano dello psichico come apparato, come struttura chiusa con contenuti chiusi saturati gia' in se stessi quindi non rinuncia ad essere uno scienziato
naturalista, in quanto fa proprio il modello biologico dello sviluppo, inteso come trasformazione dell' energia istintuale, che chiama libido (che non e' ovviamente la libido freudiana ). Che la civilta' umana risulti dalla sublimazione degli istinti, come voleva freud o dall' eccedenza di energia libidica che crea lo psichico, come voleva Jung, si tratta comunque di una civilta' umana spiegaa in senso biologico.

Per cui non e' possibile cogliere con chiarezza cio' che di specificatamente umano essa possiede, in cui quindi non e' possibile cogliere il significato per l'uomo, ma il significato che puo' essere valido soltanto per la scienza naturale
( A questo proposito Jung riprende sostanzialmente la posizione dei positivisti dell'800, Mandsley, Huxley, Le Dantec, che consideravano la coscienza come epifenomeno, quindi come fenomeno secondario, dei processi cerebrali. Gli animali inferiori vivono in un modo del tutto automatico: uno stimolo nervoso aziona
un riflesso nervoso, questo raggiunge un centro nervoso, si riflette e determina contrazioni muscolari, da cui deriva l'azione.

Nell' uomo e negli animali superiori il meccanismo da cui dipendono le azioni e' lo stesso, ma, durante il lavoro fisiologico, a livello cerebrale resta inutilizzata una quantita' di energia , che si trasforma in rappresentazioni coscienti, deliberazioni, decisioni. Si tenta di restare nell' ambito delle scienze naturali.) si tratta comunque di una civilta' spiegata in senso biologico, in cui non e' possibile cogliere, con
chiarezza, cio' che di specificamente umano essa possiede, in cui quindi non e' possibile cogliere il suo significato per l'uomo, ma solo il suo significato per una scienza naturale. Perche' nasca una psicologia come scienza dell' uomo e' necessario abbandonare il campo delle scienze naturali, per individuare un
metodo capace di rilevare l'ordine, fenomenologicamente inteso, dei significati propriamente umani.

Questa mentalita' e questo metodo sono mentalita' e metodo della fenomenologia. la fenomenologia quindi costituisce un'apertura originaria che definisce l'uomo nella sua essenza e nella sua differenza dall'animale, il quale, vincolato al proprio mondo istintuale e incapace di trascenderlo, e' costretto ad adattarsi e a dipendervi.

 

 

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