Seminario: La Fenomenologia e il Counseling
Docente Prof. Roberto Zonta (Pag 2/10)
Per Renato Cartesio, filosofo francese, vissuto nel '600, mondo del pensiero" e mondo dell' "estensione" , costituiscono due realta' nettamente distinte: sono due sostanze, ciascuna sostanza e'sussistente per se, la "res cogitans" ( pensiero) a la "res extensa" ( realta' materiale) , qualitativamente diverse,quindi ambedue capaci di essere per se stesse di non aver bisogno di nient'altro per essere. Questo rigido dualismo, e' gravido di problemi. Il pensiero umano come sostanza per se, quindi sostanza indipendentemente dal corpo, come realta' spirituale, immortale creata direttamente da Dio, ovviamente questa posizione ha contribuito notevolmente, a creare la convinzione, circa l'impossibilita' di costriire la scienza dello spirito.
E allora la volonta' di Cartesio era riconsegnare, l'anima, la res-cogitans ai filosofi, e ai teologi, che al tempo erano quasi tutti la stessa cosa. Qesto e' il primo volto Cartesiano, quello in cui disegna una realta' umana la cui parte, spirituale, non ha bisogno assolutamente della parte materiale, perche' e' sostanza, perche' e' sussistente per se. Non ha bisogno del corpo, ma naturalmente, esendo
creata da Dio, essendo spirito, non puo' essere oggetto di indagine scientifica, l'indagine scientifica pretende l'esperimento. L'esperimento si fa sul fenomeno visibile palpabile, speimentabile appunto, e il fenomeno deve essere di natura materiale. Il corpo res-extensa, per il fatto di essere sostanza, quindi
materia funziona, e per funzionare non ha bisogno della parte spirituale, essendo sostanza, e funziona come una macchina perfetta, a se stante. L'altro volto cartesiano e' quello che libera il corpo, finalmente, rispetto alla storia della filosofia, da qualsiasi riserva, sopratutto riserve di tipo metafisico, e affida il corpo
non certo ai filosofi e ai teologi, ma agli scienziati, che cominciano a smenbrarlo, a spaccarlo, scrutarlo.
E' con Cartesio, dopo Cartesio che di fatto, nasce una medicina che potremmo definire, scienza naturale, scienza sperimentale. Il corpo macchina, meccanismo perfetto, a questo punto non pone piu' problemi, al filosofo e al teologo, perche' non compete piu' a loro, loro si curano dell'uomo , ma per quanto riguarda
l'uomo loro si curano della res-cogitans. Quindi con Cartesio lo studio del corpo del'uomo diventa possibile, e allora partono esperienze di tipo anatomico, di tipo fisiologico, il corpo non e' piu' il luogo del divino creatore, quindi sperimentare sul corpo non e' piu' un sacrilegio, e i medici hanno campo aperto, il primo passo e' fatto , quello che riguarda il versante materia . Cartesio, isolato il pensiero come indipendente dal corpo, ha contribuito a non poter creare una possibilita' di fare scienza e di indagine scientifica, il fenomeno deve essere materia. Questo rigido dualismo e' gravido di problemi.
Per quanto riguarda la materia che interessa a noi trattare, diciamo che , lacerano l'uomo in anima( res cogitans) e in corpo (res extensa), Cartesio ha provocato quello che Ludwig Binswanger (Psichiatra svizzero) definisce il "cancro di
ogni psicologia. Dopo Cartesio nasce la medicina , e' possibile lo studio del corpo, il corpo non piu' sostanza del divino, i medici cosi' hanno campo aperto. (Vedi Look concezione dell'anima come tabula rasa, nella quale non e' scritto niente, a scrivere sara' l'esperienza sensibile, l'uomo conosce attraverso l'esperienza sensibile, e' l'esperienza che gli da i dati delle conoscenza. E allora anche Look, non parla piu' di anima in senso Cartesiano, che e' sostanza, sostanziale, mentre per Look l'intelletto e' semplicemente una funzione, che non ha niente a che fare con l'anima sostanza, l'intelletto e' quella facolta' dell'uomo, che gli consente di conoscere attraverso l'esperienza, utilizzando appunto questa funzione che si chiama intelletto.
Look quindi parla di una facolta' , e non possiamo dire che l'interesse di look per l'anima umana sia di tipo cartesiano e quindi di tipo metafisico, semplicemente a look interessa capire che cosa l'intelletto "funzione" puo' produrre. E qui ci troviamo di fronte ad una vera e propria scelta di campo, se volete ad un
compromesso, ma che avra' conseguenze ) Parleremo di fenomenologia partendo dal cancro di ogni psicologia, un cancro che e' stato creato proprio da Cartesio, e da quelli che sono venuti dopo di lui.Troviamo infatti che questa divisione radicale e' anche oggi insita nella metodologia della scienza, la quale e' ben consapevole che il suo campo d'azione e' quello della res-exstensa e quindi e' costretta, se
vuol essere scienza empirica, a studiare anche lo psichico o come epifenomeno dell' apparato cerebrale ( come vogliono gli psichiatri che curano attraverso i farmaci) o secondo un ordine istintuale , come vuole la prima psicoanalisi freudiana, inteso come gioco, istinti pulsioni dinamiche...Il risultato e' una psicologia che
non e' in grado di "comprendere" l'uomo, il singolo, il soggetto, per come si manifesta, ma lo "spiega" come spiega qualsiasi fenomeno della natura.
E quindi, per spiegare l'uomo fenomeno della natura, non come
fenomeno per se, occorre oggettivarlo, e considerare la psiche, non come un atto intenzionale di ognuno di noi personale unico e irripetibile, ma come una cosa del mondo, un oggetto del mondo. Da trattare secondo le metodiche oggettivanti che sono proprie delle scienze naturali. Quindi, la psicologia, nel momento in cui
si allinea sul modello delle scienze naturali, perde la specificita' dell'umano nel senso del riuscire a considerare il singolo. La psicologia dovrebbe invece, essere in grado di comprendere , prima di tutto, e sopratutto il singolo soggetto e le sue caratteristiche.
Ma per spiegare l'uomo come fenomeno della natura "occorre oggettivarlo e considerare la psiche non come un atto intenzionale , ma come una cosa del mondo da trattare secondo le metodiche oggettivantiche sono proprie delle scienze naturali" (Galimberti). Perde la specificita' di considerare il singolo soggetto nelle
sue caratteristiche. La psicologia, nel momento in cui si allinea sul modello delle scienze naturali, perde la specificita' dell'umano e quindi cio' a cui essa e' ordinata. La stessa teoria freudiana si propone come una sorta di naturalismo biologico, in cui la psiche e' intesa come un epifenomeno dell' organismo, dentro il quale ci stanno gli istinti pulsionali, che sono energia, che sono forza quantizzabile, matematizzabile, misurabile ,appunto come vuole la scienza naturale. Questo presupposto e' sempre stato molto chiaro nel pensiero di Freud: la psicologia doveva essere qualcosa di provvisorio, una necessita' da cui in futuro ci
avrebbe liberato la Biologia.
Scrive infatti in "Al di la del principio del piacere" : " Le lacune della nostra
descrizione probabilmente scomparirebbero se fossimo gia' in grado di sostituire i termini psicologici con quelli fisiologici o chimici. Una volta tradotto in termini fisici l'ordine dei significati psichici, Freud non puo' evitare l'oggettivizzazione del soggettivo, per cui, in armonia con l'deale esplicativo delle scienze naturali, il
soggetto diventa oggetto come tutti gli oggetti del mondo. ( Es. sono una persona umana come tutti gli altri). E' da dire, comunque, che questa automutilazione teorica di Freud ebbe un ruolo fondamentale soltanto nei suoi libri, perche', nella pratica terapeutica, non cesso' mai di considerare i suoi pazienti come
uomini globali e non li tratto' mai come fasce di istinti, come pure avrebbe dovuto fare se si fosse attenuto alla sua teoria,la sua teoria l'ha sempre tenuta in tasca con i suoi libri, ma poi c'era lui a confronto con i suoi pazienti, e nei Diari, troviamo gia' il fenomenologico. In tutto il pensiero fenomenologico, e' centrale la
vita vissuta. Non si tratta comunque della vita studiata dal biologo o dallo psiocologo con i metodi della scienza naturale.
Nei suoi laboratori il biologo non incontra mai veramente la vita: incontra soltanto
meccanismi biologici, cellule, cromosomi, DNA, sangue ed ossa, insomma frammenti materiali. Invece il mondo della vita, cosi' come e' inteso dal fenomenologo, e' quello della vita vissuta, soggettiva, che non puo' essere oggettivata. E' il modo di vivere del soggetto assolutamente irripetibile, in mezzo alle cose,
percepite, pensate immaginate, vissute in modo diverso da qualsiasi altro soggetto. Noi siamo chiamati a stare coi nostri clienti, uno diverso dall'altro. Allora come possiamo arrivare a com-prendere il singolo soggetto, partendo comunque da una impostazione teorica che ci consente comunque di non arrivare ad
un accumulo di notizie relative caratteristiche del soggetto, ma arrivare a comprenderlo sulla base di un A-priori che ci garantisca un cammino di conoscenza e un cammino di aiuto adeguato. Ed e' proprio questa apertura decisamente fenomenologica che si ispirano tutti i consigli che riguardano la prassi terapeutica e che lascia alle spalle il biologismo, con cui era stata costruita la teoria.
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